DECOSTRUZIONE
... si
configura come una strategia di lettura dei testi della tradizione metafisica, volta a metterne in luce gli scarti, i vuoti,
le fratture, le discontinuità, le aporie, le strutture ideologiche e attanziali, anziché l'unità intrinsecamente manifesta e
voluta da essi.
(da: http://it.wikipedia.org/wiki/Decostruzionismo
).
Il post-strutturalismo
o decostruzione riapriva il testo verso
l'esterno con chiavi di lettura, però, programmaticamente destabilizzanti. Il
vecchio, il preesistente, la norma classica e convenzionale non si annulla, ma cambia completamente di
significato.
Termine e divulgazione
scaturiscono dalla mostra del 1988 a New York da un'idea di Philip Johnson e
curata da Mark Wigley, già considerato pioniere con la mostra "The
International style" nel 1932, dove con internazionale intendeva
ricollocare l'arhitettura moerna di "stile internazionale" in un
quadro di già grande fermento e cambiamento.
Scopo della mostra del
1988 non era di definire il decostruttivismo come stile architettonico quindi,
ma certamente descrivere e promuovere nuovi mezzi di analisi svincolati dai
precedenti sistemi, lavorando proprio sui contrasti con il costruttivismo, il
post-modernismo ed in genere modificare (decostruire) il significato delle
icone tradizionali e convenzionali.
Paradigma del nuovo
tempo e del nuovo vivere è "la comunicazione" come qualche anno prima
sosteneva il sociologo statunitense Alvin Toffler; L'umanità vive ormai la sua
terza fase, e dopo aver ampiamente superato le criticità del mondo agricolo e
quello industriale, la produzione materiale acquisisce un senso più metaforico
e fondato sui processi economici dell'informazione ed il suo predominio sui
processi di produzione classici. Il prodotto si carica di un valore che può
tendere all'infinito e limitato solo dalla potenza dell'informazione.
Questa nuova ondata,
non deve essere vista come un allontanamento dalla capacità dell'uomo di
produrre beni materiali o come un pericoloso distacco dalla realtà, anzi una
possibilità di sviluppare capacità cerebrali nel produrre informazione pura e e
sviluppare al meglio tutti i campi, nasce qui il concetto di mixitè.
EMBT Biblioteca
Palafolls 1997-2006
Avvicinandosi alla città di Palafolls si delineano sullo sfondo delle vicine colline questi elementi architettonici simili a fagioli che seguono le curve dello sfondo.
La sensazione che si prova all'interno del complesso è di iniziale smarrimento. L'unico elemento prontamente visibile è il tetto "continuo" mentre l'organismo si rivela piuttosto introverso. E' un'unica grande sala, open space che si lascia penetrare dalla luce zenitale che filtra dalle increspature dovute ai movimenti del tetto; definendo "magicamente" dei confini flessibili.
Pochi libri e un
sogno. L'edificio è semplicemente una costruzione in un giardino. Non c'è
nessun richiamo ai parametri classici di una libreria. Un motivo di ricerca è
stato quello di definire diversi percorsi tra le mura, delineando una sorta di
labirinto naturale scaturito dalla gravità stessa e dai movimenti del tetto,
così da generare un forte contrasto di forme e funzioni tra la superficie
ipogea e quella esterna. L'edificio si configura tra l'altro nei pressi dello
"Sport Centre" di Irata Isozaki.
La struttura della
libreria è basata su un sistema di pilastri che lavorano all'interno di un
sistema indipendente dalla pelle, costituita da stringhe e altri componenti
esterni prefabbricati.
Sulla sommità della
pelle è una cornice atta a proteggere le finestre a nastro sottostanti per
tutta la lunghezza del profilo dell'edificio.
La fonte primaria di
luce è riconducibile ad un sistema di lucernai organizzati su una griglia
funzionale alle aree di lettura.
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